Il compromesso è l'arte di tagliare una torta in modo tale che ciascuno creda di avere la fetta più grossa.

Jan Peerce

Dolci preparati con le amiche, che tra chiacchiere e risate non vengono neanche mangiati.

Dolci dei giorni tristi, quando la casa è invasa dal profumo di cioccolato, e che consolano sempre.

Dolci delle feste, delle occasioni speciali, con cui si deve fare bella figura, ma con poca fatica!

Dolci della nonna, tramandati di madre in figlia, "quelli sì che vengon buoni!...".

Dolci sbagliati e non sai spiegarti il perchè.

Dolci sempre uguali e sempre diversi, quelli pronti sempre al momento giusto, menomale.

...Nulla può competere con il sapore di un dolce fatto in casa.

sabato 31 marzo 2012

La Linzer Torte

Canzone consigliata per la preparazione:
"La luce dell'Est", Lucio Battisti

Dire che non sto più nella pelle è davvero poco.
Una ventina di giorni ancora e finalmente Lui.
Il Viaggio con la lettera maiuscola, quello tanto atteso.
Atteso sì, ma anche temuto.
Perchè anche tralasciando i classici problemi che si presentaranno - e si presenteranno, statene certi - tra la lingua assolutamente, categoricamente, totalmente sconosciuta (speriamo che parlino inglese!) il cambio della moneta, il viaggio interminabile, la valigia sempre troppo piena (ma che dico, vuota!) e chi più ne ha, più ne metta... insomma, anche senza stressarsi prima ancora di partire, sarà in realtà solo una la cosa traumatica: indovinate quale?
Già.
Il cibo.
O meglio, il cattivo cibo.
Ricordandomi degli ultimi viaggi passati con una fame perenne, sognando la cena durante il pomeriggio e la colazione durante la notte, cercando inutilmente di mantenere la linea (non è molto consigliabile mangiare dolci ventiquattr'ore su ventiquattro), non sono tanto tranquilla.
Io che ho sempre ritenuto schizzinosi e snob coloro che si portano il cibo da casa nei viaggi (all'estero e non), in quanto penso che "paese che vai, cibo che trovi" e che sia una delle cose più belle scoprire prodotti, sapori e profumi nuovi e insoliti, ho dovuto ricredermi.
Ed è meglio non ricordare il perchè.
Perciò anche questa volta, grazie a terribili leggende metropolitane di amici che mi suggeriscono di mettere in valigia anche una confezione di pasta e qualche foto non molto invitante di piatti tipici dai nomi impronunciabili trovate nel web, devo prepararmi psicologicamente a quello che mi attende.
Deformazione professionale, la chiamano. 
Ma è meglio non essere troppo pessimisti... magari a Praga si magia benissimo!;-)


Dicono che la ricetta della Linzer Torte sia una delle più antiche del mondo. 
Di sicuro è una delle più famose, infatti le versioni sono davvero tantissime: si trova con il cacao, con la farina di mandorle, con la confettura di ribes rossi o di mirtilli... 
In vista del viaggio imminente (con tappa a Linz ovviamente) non potevo non prepararla, soprattutto visto il mio... debole per le crostate.
Io le avevo finite, ma se volete dare a questa torta un tocco in più, prima di infornarla spennellatene il bordo con un tuorlo e cospargetelo di mandorle in lamelle. 
Diventerà ancora più bella!

Ingredienti per una teglia di 22 cm:
- 200 g di farina 00
- 120 g di burro freddo
- 120 g di zucchero
- 65 g di mandorle pelate e tostate di ottima qualità 
- 60 g di nocciole pelate e tostate, anch'esse le migliori che riuscite a trovare
- 1 uovo
- 1 cucchiaino raso di lievito in polvere
- 1 cucchiaino di cannella
- 1 cucchiaino di chiodi di garofano
- 1 pizzico di sale
- 400 g di confettura di ribes 

Tritate mandorle e nocciole finemente nel mixer (io ne ho lasciato qualche pezzettino un po' più grande perchè mi piace sentire il croccante nell'impasto, quindi regolatevi secondo i vostri gusti).
Ina una ciotola capiente amalgamate il burro e lo zucchero fino ad ottenere una crema, a cui aggiungerete l'uovo, il trito di mandorle e nocciole, la farina setacciata con il lievito, le spezie e il sale. Lavorate velocemente con la punta delle dita l'impasto e formate una palla, avvolgetela nella pellicola alimentare e ponetela in frigorifero per 4-5 ore (anche di più). 
Non barate mettendola in freezer perchè il risultato non sarà lo stesso! 
Stendetela ad uno spessore di circa 1/2 cm sulla teglia e modellate un piccolo bordo. Bucherellate la superficie con i rebbi di una forchetta, distribuite la marmellata uniformemente e decorate la torta con dei piccoli rotolini di pasta avanzata. 
Infornate la Linzer Torte a 170° per circa 30 minuti, lasciatela raffreddare e servitela, magari accompagnata da un ciuffo di panna.
Conservatela in un luogo fresco e il giorno dopo sarà ancora più buona. 

sabato 24 marzo 2012

Di nonne, travestimenti e carnevale

Canzone consigliata per la preparazione:
"Mamma mia", Abba


Da quanto tempo non festeggio più Carnevale? Tanti, troppi anni. 
Il primo ricordo nitido che ho di questa festa risale forse alle elementari, quando mia nonna aveva confezionato, per me e mia sorella, due splendidi abiti da maghe, super sberluccicanti, come dicevo io.
Erano un incrocio tra il vestito di una principessa e quello di una fatina, uno azzurro cielo e l'altro rosa pallido, con i cappellini a punta abbinati e la bacchetta magica (di plastica, ma era un dettaglio) a forma di stella.
Meravigliosi.
Penso che travestimenti così siano il sogno di ogni bambina, e infatti ogni anno non vedevo l'ora di mostrare a tutti il mio delizioso vestitino e diventare, anche solo per un giorno, una vera maga. 
Ma i sogni prima o poi sono destinati a finire, e dopo un paio d'anni il vestito non mi entrava proprio più, complici la mia golosità ed il fatto che fossi cresciuta di almeno 10 cm da quando mia nonna l'aveva confezionato. 
E anche se lei cercò in ogni modo di allungarlo un po', era ormai sempre più simile ad una maglia, piuttosto che ad un abito.
Dovetti così salutare con tristezza il mio adorato e sberluccicante vestito.
Come potete immaginare, Carnevale non è stato più lo stesso. 
Nessun altro travestimento era paragonabile a quello, perciò gli anni seguenti mi limitai ad indossare controvoglia qualche gonna nera di mia madre e a truccarmi con il rossetto scuro, per fare la strega.
Ma insomma... non c'era proprio storia.
Ieri il mio cuginetto si è presentato a casa con un adorabile vestito da Robin Hood, completo ovviamente di arco, frecce e pugnale di plastica, sorridente e fiero come ero io con il mio vestitino da maga, giusto un po' di anni fa.
Ed è venuta anche a me voglia di lanciare i coriandoli per strada e di spruzzare la schiuma colorata con le bombolette. 
Ma dato che per queste cose sono ormai un po' grandina, sono andata alla ricerca di un dolce degno di questa festa, per soddisfare la fame di quel super Robin Hood.
...Come potevo non fargli i semolini, quei dolcetti con cui ogni anno (e anche più spesso, per fortuna!) a Carnevale, insieme alle tipiche chiacchiere, la nonna ci conquistava? 
E mentre mio cugino li spazzolava tutti ("Ma ne hai fatti pochi!") credo di averla perdonata, per non essere riuscita ad allargare il vestito...


Ricetta veloce e veramente deliziosa, che potete fare anche con il limone o l'arancia (basta un po' di succo nell'impasto o la scorza grattuggiata). 
I miei semolini preferiti sono però questi alla cannella, da mangiare rigorosamente caldi. 
Non so come siano da freddi, non ne sono avanzati :-).

Ingredienti per circa 15 semolini: 
- 1/2 litro di latte
- 125 g di semolino
- 20 g di zucchero (la ricetta di mia nonna non lo comprendeva perchè lei li faceva agrodolci,ma secondo me con lo zucchero sono ancora più buoni)
- cannella q.b.
- 1 tuorlo
- pangrattato
- olio di semi per friggere

Mettete il latte il un pentolino, ponetelo su fiamma bassa e buttatevi il semolino a pioggia, mescolando bene. Aggiungete, sempre mescolando, lo zucchero e un cucchiaio scarso di cannella (regolatevi a piacere). 
Mescolate continuamente finchè il semolino non diventa bello denso. Questa è un'operazione piuttosto lunga, ci vuole circa un quarto d'ora. 
Quando si è addensato toglietelo dal fuoco, lasciatelo intiepidire e aggiungete il tuorlo d'uovo amalgamando bene. Nel frattempo ungete di abbondante olio una padella e mettetela a scaldare.
Stendete poi il composto su un foglio umido di carta da forno (deve essere circa 1 cm di spessore) e tagliatelo a quadratini. 
Impanate i semolini per bene nel pangrattato e friggeteli nell'olio caldo. 
Una volta cotti (friggono per pochi minuti) trasferiteli su un piatto, asciugate l'olio in eccesso e spolverizzateli di cannella e di zucchero semolato.

Con questa ricetta partecipo al contest "Le ricette della carestia", del blog "I Pasticci di Luna".





domenica 18 marzo 2012

Pan brioche variegato al cioccolato

Canzone consigliata per la preparazione:
"Insieme a te non ci sto più", Franco Battiato



Ebbene sì, anch'io mi sono data ai  lievitati. 
Una frase che può risultare strana - se non pericolosa - detta da una come me, che non ha davvero idea di cosa sia la pazienza e che è concentrata prevalentemente sui cibi pratici, veloci e di sicura riuscita.
Lo ammetto, solo fino a qualche tempo fa spalancavo gli occhi stizzita alla parola "lievito di birra", (<<Ci vogliono ore prima che l'impasto si gonfi, siamo mica matti??>>), il lievito madre era un mondo sconosciuto (vabbè, anche adesso se proprio vogliamo sottolineare, ma almeno mi sono informata sull'argomento) e quello istantaneo mio prezioso alleato. 
Poi, complici le ore passate a sfogliare libri di cucina in cui regnavano ricette di croissant e panini di ogni tipo e la scoperta dei più strampalati trucchetti nei vari blog, ho iniziato ad appassionarmi.
Ma sul serio, eh!
Un po' come il bambino di quella nota pubblicità di qualche anno fa, che affondava curioso il dito nell'impasto del pane e il mattino dopo lo ritrovava sulla sua tavola. 
E' stata insomma una scoperta, quella dei dolci lievitati. 
Una meravigliosa scoperta. 
E che soddisfazione nel vedere che l'impasto è diventato gonfio, anzi gonfissimo, proprio come doveva, che quasi non ci credi di aver fatto un così bel lavoro. 
Viene voglia di sedersi  lì accanto e osservarlo crescere, nemmeno fosse un bambino. 
Poi finalmente in forno, dove l'impasto raddoppia ancora e diventa dorato, trasformandosi poi nel dolce vero e proprio. 
Ma la parte più bella (o in alcuni casi la peggiore!) è il momento in cui, dopo averlo lasciato raffreddare un pochino, si dà il via all'assaggio.
Quel dolce venuto così perfetto... sarà anche buono?

La ricetta di questo pan brioche l'ho trovata su di un librettino dedicato ai dolci pasquali, e dato che fare la colomba mi sembrava davvero troppo difficile ho pensato di trovare un... ripiego. 
Mai scelta fu così azzeccata.
Come si vede anche dalla foto (scattata appena prima di mangiarlo e perciò di frettissima) è assolutamente perfetto per colazione (perchè no, anche quella del giorno di Pasqua!) con una bella spalmata di marmellata sopra.
Per quello che riguarda il sapore io ho aggiunto all'impasto dello zucchero, perchè i 30 g della ricetta originale mi sembravano veramente pochi, e in questo modo il pan brioche è risultato dolce al punto giusto. 
Si conserva morbido per giorni... se ne rimane!

Ingredienti:
- 500 g di farina
- 20 g di lievito di birra
- 4 uova
- latte q.b.
- 80 g di zucchero semolato
- 30 g di cacao amaro in polvere
- 60 g  di burro
- 1 pizzico di sale
- 1 bustina di vanillina
- acqua q.b.
- granella di zucchero

Lavorate 150 g di farina con il lievito di birra sbriciolato e una miscela di circa 0,5 dl di acqua e 0,5 dl di latte, fino ad ottenre un impasto elastico. Copritelo con un canovaccio e lasciatelo lievitare per 40 minuit, finchè non è raddoppiato di volume. 
Setacciate poi la farina rimasta sulla spianatoia con 3 uova, lo zucchero, il burro a pezzetti, la vanillina e il sale, aggiungete il pastello lievitato e cominciate ad impastare. Bagnate con un altro po' di miscela di latte e acqua e lavorate l'impasto finchè non è liscio ed omogeneo. 
Dividetelo poi in due parti uguali e ad una di esse incorporate il cacao; mettete i panetti in ciotole infarinate e lasciateli lievitare separatamente coperti con un telo per circa 20 minuti. 
Trascorso il tempo indicato stendete le pagnottine formando due rettangoli della stessa grandezza e sovrapponeteli. 
Arrotolateli manipolandoli con cura e traferiteli in uno stampo da plum cake imburrato. 
Coprite e fate lievitare ancora per circa un'oretta. 
Spennellate la superficie del pan brioche con l'uovo rimasto e incidetene la superficie con un taglio per tutta la lunghezza. Cospargetelo di granella di zucchero e cuocete in forno preriscaldato a 180 ° per circa 30 minuiti.

domenica 11 marzo 2012

Tortini al quark e cioccolato al latte

Canzone consigliata per la preparazione:
"Per i tuoi larghi occhi", Fabrizio De Andrè


"If winter comes, can spring be far behind?"  P. B. Shelley

Finalmente sembra proprio che la primavera stia arrivando. 
Il sole è caldo qui in Piemonte, tanto che i bar si sono già attrezzati con i tavolini all'esterno e sui balconi compaiono i primi fiori colorati. 
Sarà anche il weekend a fare la sua parte, ma dopo un inverno come quello appena passato, tra nevicate entrate nella storia e scosse di terremoto, in giro tutti sembrano più riposati e allegri.
E quindi, giusto per passare ad un argomento futile, questo è il famigerato e temutissimo periodo del cambio degli armadi.
Le tre parole peggiori che potessi sentire, quando ero una bambina, pronunciate da mia madre quasi come una minaccia e che preannunciavano un periodo più o meno lungo di vero panico.
Infatti a casa mia il cambio di stagione voleva dire: tirare giù tutti i vestiti dagli armadi, accatastarli sul letto, lavarli, piegarli e metterli dentro le scatole, quelle che si comprano al supermercato e poi vanno montate con quei bottoncini stupidissimi (sempre rotti, e se non lo sono, si rompono entro due mesi). 
Un disastro.
Dopo aver piegato alcuni giorni (sì, in quei periodi diventavo piuttosto lenta!), e non potendo neanche andare a giocare in giardino, perchè fare il cambio degli armadi non permetteva di uscire (non chiedetemi il perchè), mi trovavo con una stanza in condizioni pessime, piena di palline di naftalina, appendi-abiti, bottoni e vecchie scatole rotte. 
Quindi mi toccava riordinare pure quella. 
Oltre il danno la beffa, insomma.
A questo punto la camera era piena di borsone dei famigerati vestiti che non andavano più bene che erano spediti alla Caritas, nelle quali di soppiatto io infilavo anche i vestiti che non mi piacevano più o che avevo comprato in un attimo di follia.

Ora il cambio di stagione è il mio sogno. 
In primis, perchè nell'armadio ci sta tutto e non devo spostare i vestiti da nessuna parte. 
Poi in primavera si levano i piumini, i guanti, le sciarpe, gli scarponcini, i maglioni di lana e tutta quella roba super pesante che mette un po' d'ansia,  per dare spazio ai cardigan (di tutti i colori possibili ed immaginabili), i cappottini, le ballerine, i pantaloni leggeri... 
E, cosa più bella di tutto, ci si accorge che non va più bene nulla, o, in alternativa, non si ha niente da mettere.
Tutte le donne sanno cosa vogliono dire queste due magiche frasi: shopping, shopping e ancora shopping! 


Con la primavera però aumenta anche la voglia di mettersi ai fornelli, e in un weekend assolato come quello di oggi non c'è nulla di meglio che preparare qualcosa di speciale, come questi tortini al formaggio e cioccolato. 
Speciali, sì, ma davvero semplicissimi e veloci: si preparano in mezz'oretta, in tempo per la merenda o il tè delle cinque. 
La ricetta è di Alessia, io l'ho solo modificata un po'.

Ingredienti per circa 12 tortini:
- 200 g di farina
- 2 uova medio-grandi
- 90 g di zucchero
- 25 g di burro (io l'avevo finito e perciò ho aggiunto un cucchiaio in più di olio di semi)
- 1 cucchiaio e mezzo di olio di semi
- 200 g di formaggio cremoso tipo quark o simili (va benissimo anche la ricotta)
- 100 g di cioccolato al latte 
- 1/2 bustina di lievito
-  latte q.b.
- zucchero di canna per spolverizzare
Lasciate ammorbidire il burro a temperatura ambiente e nel frattempo sbattete le uova con lo zucchero finchè non diventano chiare e belle spumose (non barate, questo passaggio è importante). Unite poi il burro, l'olio di semi e il formaggio leggermente setacciato. 
Amalgamate bene finchè il composto non è omogeneo, poi aggiungete la farina setacciata con il lievito, continuando a mescolare. Se l'impasto vi sembra troppo duro aggiungete qualche cucchiaino di latte.
Tritate grossolanamente il cioccolato e aggiungete anch'esso al composto. Riempite gli stampini da muffin per 2/3, poi spolverizzateli di zucchero di canna e infornateli a 180° per circa 15-18 minuti. 
Fate la prova dello stecchino per verificare la cottura e servite i tortini, magari accompagnati da una pallina di gelato.

domenica 4 marzo 2012

A saturday night carol... Focaccia dolce con uvetta e cannella #1

Canzone consigliata per la preparazione: 
"La regina del Celebrità", 883
 

Come si vive il sabato sera in una tranquilla cittadina di provincia?
Semplice a dirsi: ci si annoia.
Almeno, è quello che succede a me.
Il cambio della macchina si è rotto, quindi non potevo andarmene in qualche luogo più mondano, o anche solo più divertente, - e non ci vuole molto -, della mia città.
Così mi sono ritrovata in compagnia di un'amica a girare all'incirca ottocento volte per la via principale del centro, aspettando le altre, che sono arrivate, ovviamente, in ritardo.
E pensare che i segnali della pessima serata che si sarebbe prospettata li avevo già visti.
Appena uscita di casa infatti, mentre camminavo sfoggiando il mio nuovo bellissimo paio di tacchi, mi sono incastrata dentro la grata di un tombino. 
Ok, non io, soltanto il tacco.
Immaginate la scena?
Mi sono, nel vero senso della parola, ritrovata con un piede che camminava da solo e con la scarpa tre metri più indietro, incastrata nella grata.
Forse pensavo di riuscire a superarlo senza danni, quel tombino. E senza figuracce.
Finalmente, arrivate le ragazze, siamo andate nell'unico locale cittadino che vuole farsi passare, senza riuscirci, da discoteca.
Lì mi sono trovata a braccetto con un amico di una amica - mai visto, ne avevo solo sentito parlare - perchè in quella specie di discobar (in realtà è un bar con una pista da ballo di circa due metri quadrati  piena, pienissima, stracolma di gente) i ragazzi se non sono accompagnati da belle donne - scherzo, ma non così tanto - e vestiti eleganti di tutto punto, vengono fermati e a volte nemmeno fatti entrare.
Dopo una coda lunghissima all'entrata, neanche ci fosse stato un vip, siamo riusciti ad entrare.
Sbatacchiate qua e là da una marea di gente di ogni età, dai ragazzini di dodici anni ai quarantenni scapoli, ci siamo rifugiate in bagno - il posto più tranquillo, se riesci ad arrivarci - per darci un'aggiustata. 
Errore da evitare, quello di guardarsi allo specchio dopo una traversata del genere.
Non giova alla propria autostima, ecco.
Poi caccia ad un tavolo libero - che a quell'ora non c'è mai -, quindi ci siamo impossessate di un divanetto, buttando alla bell'e meglio le borse sotto le giacche (arrivare al guardaroba è impossibile!) sperando che nessuno ci rubasse nulla, e poi via sulla pista.
Vabbè, via sulla pista è una parola grossa.
A ballare saremo stati in milleduecento, tutti ammassati; mi sono trovata accanto ad una tipa bionda (platino, che discorsi!), di quelle che mia madre definirebbe "Dietro liceo, davanti museo", per intenderci.
Ma non era questo il problema. 
Puzzava. 
Da matti, ma non lo sa che hanno inventato il deodorante questa? 
Vabbè, cose che capitano quando si è in tanti in un posto minuscolo...
Ho fatto segno alle ragazze di spostarci, di uscire, insomma di scappare, ma la musica era altissima e omaccioni giganti le stavano spiaccicando (non penso che neanche loro avessero un buon profumo)...
Finalmente, dopo non so quanto tempo, siamo uscite dalla pista con molta fatica, impiegando una decina di minuti per arrivare al nostro divanetto, perchè nel frattempo io, dopo aver tolto i tacchi assassini, mi sono ritrovata ad essere la più bassa del locale, e le stangone sui trampoli 18cm pensavano di avere la precedenza.
Spingi di qua e sgomita di là ci siamo lanciate fuori da quell'incubo, all'aria fresca.
Il problema è che a quell'ora, visto il grande numero di persone nel bar, una volta usciti non  fanno più entrare.  
Che dispiacere.


La focaccia dolce è qualcosa di irresistibile.
Tipica di Alessandria, saprete se è veramente buona quando, una volta finito di mangiarla, non resisterete e vi leccherete le dita!
Infatti la crosticina zuccherosa è la parte più buona, ma importante è pure la consistenza della focaccia, che deve rimanere morbida i giorni successivi.
Questa ricetta è della mitica Martha Stewart, che la presenta anche con le ciliegie secche: a me però non piacciono molto, perciò non le ho utilizzate, e ho sostituito inoltre il lievito istantaneo con quello di birra.
Il risultato è stato ottimo: il connubio uvetta-cannella è sublime e l'impasto non è troppo stucchevole, ma delicato.
L'unica pecca di questa focaccia è che una volta raffreddata perde un po' della sua morbidezza, perciò voglio provare ancora qualche trucchetto per mantenere l'impasto morbido per giorni.
Se avete dei consigli sono ovviamente ben accetti:-)

 Ingredienti:
- 200g di uvetta
- 600 ml di acqua bollente
- 240 ml di olio extra vergine di oliva
- 750 g di farina
- 100 g di zucchero
- 15 g di lievito di birra (circa mezzo cubetto)
- mezzo cucchiaio di cannella in polvere
- 1 presa di sale
- zucchero e olio per la crosticina

In una ciotola capiente mettete in ammollo l'uvetta nell'acqua bollente per 10-15 minuti.
Scolate l'uvetta e tenete da parte l'acqua, che vi servirà per bagnare la pasta. 
Su di un piano da lavoro versate a fontana la farina, lo zucchero granulato, il sale, la cannella e il lievito sbriciolato, poi iniziate a bagnare con l'acqua calda. 
Impastate alternando l'acqua all'olio finchè l'impasto non è liscio e omogeneo, poi aggiungete l'uvetta ammorbidita e amalgamatela bene. Impastate per ancora 1 minuto e poi stendete la pasta, aiutandovi con le mani, su una teglia rivestita di carta da forno e leggermente unta. 

Tiratela il più possibile verso i bordi e poi lasciatela riposare, coperta da un canovaccio, fino a quando non raddoppia di volume (circa 1 ora). 
Preriscaldate il forno a 220° e riempite d'acqua mezzo bicchiere, aggiungendo poi 2-3 cucchiai di olio all'acqua. 
Mescolate i due liquidi e versateli sulla focaccia in modo uniforme, splamandoli con le mani (non vi preoccupate se vi sembra troppo brodosa, deve essere così!).
Sopra il liquido versate qualche cucchiaiata di zucchero a pioggia, finchè la focaccia non ne è coperata del tutto. 
Infornate per circa 20 minuti, poi abbassate il forno a 180° e lasciate cuocere per ancora una decina di minuti. 
Una volta sfornata, tagliate la focaccia con la rotella della pizza a striscioline o a pezzetti e servitela calda.
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