Il compromesso è l'arte di tagliare una torta in modo tale che ciascuno creda di avere la fetta più grossa.

Jan Peerce

Dolci preparati con le amiche, che tra chiacchiere e risate non vengono neanche mangiati.

Dolci dei giorni tristi, quando la casa è invasa dal profumo di cioccolato, e che consolano sempre.

Dolci delle feste, delle occasioni speciali, con cui si deve fare bella figura, ma con poca fatica!

Dolci della nonna, tramandati di madre in figlia, "quelli sì che vengon buoni!...".

Dolci sbagliati e non sai spiegarti il perchè.

Dolci sempre uguali e sempre diversi, quelli pronti sempre al momento giusto, menomale.

...Nulla può competere con il sapore di un dolce fatto in casa.

domenica 4 marzo 2012

A saturday night carol... Focaccia dolce con uvetta e cannella #1

Canzone consigliata per la preparazione: 
"La regina del Celebrità", 883
 

Come si vive il sabato sera in una tranquilla cittadina di provincia?
Semplice a dirsi: ci si annoia.
Almeno, è quello che succede a me.
Il cambio della macchina si è rotto, quindi non potevo andarmene in qualche luogo più mondano, o anche solo più divertente, - e non ci vuole molto -, della mia città.
Così mi sono ritrovata in compagnia di un'amica a girare all'incirca ottocento volte per la via principale del centro, aspettando le altre, che sono arrivate, ovviamente, in ritardo.
E pensare che i segnali della pessima serata che si sarebbe prospettata li avevo già visti.
Appena uscita di casa infatti, mentre camminavo sfoggiando il mio nuovo bellissimo paio di tacchi, mi sono incastrata dentro la grata di un tombino. 
Ok, non io, soltanto il tacco.
Immaginate la scena?
Mi sono, nel vero senso della parola, ritrovata con un piede che camminava da solo e con la scarpa tre metri più indietro, incastrata nella grata.
Forse pensavo di riuscire a superarlo senza danni, quel tombino. E senza figuracce.
Finalmente, arrivate le ragazze, siamo andate nell'unico locale cittadino che vuole farsi passare, senza riuscirci, da discoteca.
Lì mi sono trovata a braccetto con un amico di una amica - mai visto, ne avevo solo sentito parlare - perchè in quella specie di discobar (in realtà è un bar con una pista da ballo di circa due metri quadrati  piena, pienissima, stracolma di gente) i ragazzi se non sono accompagnati da belle donne - scherzo, ma non così tanto - e vestiti eleganti di tutto punto, vengono fermati e a volte nemmeno fatti entrare.
Dopo una coda lunghissima all'entrata, neanche ci fosse stato un vip, siamo riusciti ad entrare.
Sbatacchiate qua e là da una marea di gente di ogni età, dai ragazzini di dodici anni ai quarantenni scapoli, ci siamo rifugiate in bagno - il posto più tranquillo, se riesci ad arrivarci - per darci un'aggiustata. 
Errore da evitare, quello di guardarsi allo specchio dopo una traversata del genere.
Non giova alla propria autostima, ecco.
Poi caccia ad un tavolo libero - che a quell'ora non c'è mai -, quindi ci siamo impossessate di un divanetto, buttando alla bell'e meglio le borse sotto le giacche (arrivare al guardaroba è impossibile!) sperando che nessuno ci rubasse nulla, e poi via sulla pista.
Vabbè, via sulla pista è una parola grossa.
A ballare saremo stati in milleduecento, tutti ammassati; mi sono trovata accanto ad una tipa bionda (platino, che discorsi!), di quelle che mia madre definirebbe "Dietro liceo, davanti museo", per intenderci.
Ma non era questo il problema. 
Puzzava. 
Da matti, ma non lo sa che hanno inventato il deodorante questa? 
Vabbè, cose che capitano quando si è in tanti in un posto minuscolo...
Ho fatto segno alle ragazze di spostarci, di uscire, insomma di scappare, ma la musica era altissima e omaccioni giganti le stavano spiaccicando (non penso che neanche loro avessero un buon profumo)...
Finalmente, dopo non so quanto tempo, siamo uscite dalla pista con molta fatica, impiegando una decina di minuti per arrivare al nostro divanetto, perchè nel frattempo io, dopo aver tolto i tacchi assassini, mi sono ritrovata ad essere la più bassa del locale, e le stangone sui trampoli 18cm pensavano di avere la precedenza.
Spingi di qua e sgomita di là ci siamo lanciate fuori da quell'incubo, all'aria fresca.
Il problema è che a quell'ora, visto il grande numero di persone nel bar, una volta usciti non  fanno più entrare.  
Che dispiacere.


La focaccia dolce è qualcosa di irresistibile.
Tipica di Alessandria, saprete se è veramente buona quando, una volta finito di mangiarla, non resisterete e vi leccherete le dita!
Infatti la crosticina zuccherosa è la parte più buona, ma importante è pure la consistenza della focaccia, che deve rimanere morbida i giorni successivi.
Questa ricetta è della mitica Martha Stewart, che la presenta anche con le ciliegie secche: a me però non piacciono molto, perciò non le ho utilizzate, e ho sostituito inoltre il lievito istantaneo con quello di birra.
Il risultato è stato ottimo: il connubio uvetta-cannella è sublime e l'impasto non è troppo stucchevole, ma delicato.
L'unica pecca di questa focaccia è che una volta raffreddata perde un po' della sua morbidezza, perciò voglio provare ancora qualche trucchetto per mantenere l'impasto morbido per giorni.
Se avete dei consigli sono ovviamente ben accetti:-)

 Ingredienti:
- 200g di uvetta
- 600 ml di acqua bollente
- 240 ml di olio extra vergine di oliva
- 750 g di farina
- 100 g di zucchero
- 15 g di lievito di birra (circa mezzo cubetto)
- mezzo cucchiaio di cannella in polvere
- 1 presa di sale
- zucchero e olio per la crosticina

In una ciotola capiente mettete in ammollo l'uvetta nell'acqua bollente per 10-15 minuti.
Scolate l'uvetta e tenete da parte l'acqua, che vi servirà per bagnare la pasta. 
Su di un piano da lavoro versate a fontana la farina, lo zucchero granulato, il sale, la cannella e il lievito sbriciolato, poi iniziate a bagnare con l'acqua calda. 
Impastate alternando l'acqua all'olio finchè l'impasto non è liscio e omogeneo, poi aggiungete l'uvetta ammorbidita e amalgamatela bene. Impastate per ancora 1 minuto e poi stendete la pasta, aiutandovi con le mani, su una teglia rivestita di carta da forno e leggermente unta. 

Tiratela il più possibile verso i bordi e poi lasciatela riposare, coperta da un canovaccio, fino a quando non raddoppia di volume (circa 1 ora). 
Preriscaldate il forno a 220° e riempite d'acqua mezzo bicchiere, aggiungendo poi 2-3 cucchiai di olio all'acqua. 
Mescolate i due liquidi e versateli sulla focaccia in modo uniforme, splamandoli con le mani (non vi preoccupate se vi sembra troppo brodosa, deve essere così!).
Sopra il liquido versate qualche cucchiaiata di zucchero a pioggia, finchè la focaccia non ne è coperata del tutto. 
Infornate per circa 20 minuti, poi abbassate il forno a 180° e lasciate cuocere per ancora una decina di minuti. 
Una volta sfornata, tagliate la focaccia con la rotella della pizza a striscioline o a pezzetti e servitela calda.

18 commenti:

  1. ahahah come capisco perfettamente le serate in provincia... da quando mi sono trasferita a Milano le serate hanno tutte un altro sapore... almeno puoi scegliere :)

    Bellissima la focaccia!

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    1. Bè a Milano in effetti dev'essere tutta un'altra storia!
      Ti invidio mooolto..;)

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  2. ...e pensare che vorrei vivere in provincia! :-)
    Deliziosa la tua focaccia!
    Baci
    Giovanna

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    1. Ciao Giovanna! Spero di non averti fatto passare la voglia, vivere in provincia ha anche dei pregi... quando li trovo te li dico!:)

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  3. ciao, preferisco decisamente la focaccia a una serata come quella da te descritta, che ormai rifuggo da qualche anno a questa parte :-)
    bella ricetta!

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  4. ciao, grazie mille della visita, e questo mi permettere di conoscere il tuo blog.Baci

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  5. ... le serate in provincia!!! tutto sommato hanno un dolce profumo che poi ricorderai con il tempo, non trovi??? almeno io ho comunque dei ricordi che a tutt'oggi mi fanno sorridere!!! mi segno questa bella focaccia che mi piace moltissimo!!!
    buona giornata... provinciale!!!!

    serena
    dolcipensieri.wordpress.com

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    1. Hai ragione Serena, forse tra qualche anno le ricorderò con piacere... anche se per ora rimangono un incubo!!:)

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  6. La semplicità che conquista. Questa focaccia profuma di casa e io adoro la cannella. Buon week end, a presto

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    1. Abbiamo una cosa in comune allora, io la cannella la metto pure nel caffè!
      Ciao Federica!

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  7. Ciao Laura, grazie per la visita che ricambio volentieri! Questa focaccia dolce sembra davvero deliziosa, ho già visto qualche ricetta interessante che sicuramente proverò. Non credere che in una grande città ci si annoi di meno, il week end al centro è un delirio, spesso si preferisce passeggiare nelle strade del quartiere, per evitare code e traffico

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  8. "Dietro liceo, davanti museo!"...troppo forte! :)
    ... ora che mi ci fai pensare, io non ho mai fatto una focaccia dolce!
    Dopo aver visto la tua davvero mi piacerebbe provarla.
    Un bacione!

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